UNA STORIA FATTA DI PASSIONE

“Il vino è un essere vivente. E amo immaginare l'anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c'era un bel sole, se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. E se è un vino d'annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continua a evolversi. Che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l'aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è in costante evoluzione e acquista complessità, finché non raggiunge l'apice.” Cit. (Sideways).

Mi chiamo Alessandro e voglio raccontarvi il mio percorso nel mondo del vino e di come questo mondo mi abbia rapito, a tal punto da fare di una passione un mestiere, un lavoro.

Ero giovanissimo, il primo calice per una semplice prova assieme ai miei cognati, già adulti e molto più grandi di me e in quel momento ho subito capito che il vino sarebbe stato il mio compagno per questo viaggio chiamato vita.

Sono stato fortunato perché frequentare persone più grandi, generose e appassionate si è tradotto nel bere da subito vini di qualità che certamente hanno contribuito all’educazione del mio palato. Sotto la loro guida ho imparato che bisognava bere poco ma bene.

Erano gli anni dei grandi vini rossi affinati in barrique, di estrema concentrazione e tannicità, dei vini bianchi ottenuti con lo stesso stile. Questi andavano per la maggiore ma curiosità e sensibilità mi guidavano verso altre espressioni. Cercavo infatti di approfondire l’argomento e provare altre etichette ottenute con logiche di lavoro diverse.

La compagnia di quegli anni era abituè di grandi ristoranti e così spesso si aprivano anche vini molto importanti. I rossi abruzzesi erano i più gettonati: i primi Villa Gemma Montepulciano, i vini di Emidio Pepe e poi Valentini “mio Amor”, ma anche i francesi non mancavano mai.

Ero molto giovane, non avevo il palato e la sensibilità maturi per apprezzare certi nomi ma l’attrazione per questo mondo l’avvertivo dentro di me in maniera viscerale e così bere un buon vino, magari scegliendone sempre uno nuovo, si rivelava per la mia anima un inclinazione naturale.

Succesivamente negli anni dell’università a Teramo l’ “Enoteca Centrale” diventò il mio locale preferito, un posto dove poter coltivare una passione in atmosfera di convivio.
Ho sempre lavorato e svolto diverse mansioni in vari settori e i miei stipendi erano quasi sempre destinati in gran parte al vino.

Così in quegli anni, quando non ancora erano una moda, ho frequentato i primi corsi da sommelier e da barman presso varie associazioni e alla fine di questa passione sono riuscito a farne un lavoro.

Da qualche tempo lavoravo presso un Istituto di credito, ma nel 2006 decido di cambiare vita e seguire la mia grande passione.

Inizio a lavorare per l’Enoteca Regionale d’Abruzzo dove avrei trovato l’ambiente adatto per crescere. Qui ho incontrato delle Sommeliers preparatissime disponibili e pazienti, persone speciali che mi hanno arricchito umanamente e professionalmente.
Tra questi Renato De Luca, uno dei più grandi conoscitori di vino che io abbia mai avuto il piacere di incontrare, Il gestore dell’enoteca, persona a cui devo tanto.
Ha tracciato per me una strada insegnandomi un metodo, come capire e interpretare un vino, come ascoltarlo cercando di cogliere tutto ciò che ha da comunicare.
Un metodo che ormai porto con me nel profondo, che mi ha cambiato e che mi consente di vedere tutti gli aspetti della vita in maniera diversa, non solo del vino ma della vita in generale. E nel vino di cogliere quelle particolarità che spesso non si percepiscono, quasi fossero segreti che lui non vuole svelare.

Poi l’esperienza al “Vineree”, un’enoteca a Vasto che allora rappresentò l’inizio di una nuova era per la città e posso dire tranquillamente anche per tutta la Regione Abruzzo.
Un’idea di enoteca diversa con in carta dai vini abruzzesi ai grandi toscani, bianchi e rossi francesi e numerosi champagne affermati e di nicchia.

Ovunque c’erano le solite aziende commerciali affermate in tutto il territorio nazionale, sempre gradite ma mancava qualcosa.
Ricerca, studio, curiosità, resilienza e fiducia dei miei compagni di avventura mi consentirono di portare in Abruzzo e a Vasto champagne e vini allora sconosciuti, quelli dei piccoli produttori che oggi vanno tanto di moda ma che allora in molti non comprendevano, persino fra gli addetti ai lavori. Anni e ricordi indelebili nella mia mente e nel mio cuore grazie ad un format vincente, ancora oggi valido e ripreso da tanti altri colleghi.

Qualche tempo dopo decisi che era il momento di allontanarmi per un po’ da Vasto, ero alla ricerca di nuovi stimoli.

Approdo al “Caffè Venezia” a Pescara, locale di tradizione con più punti vendita nella città. Tra questi ristoranti e wine bar dall’offerta a dir poco formidabili, con una carta dei vini da fare invidia a un grande Stellato.

In seguito i lavori fuori regione e in diverse città, dove ho potuto fare ancora esperienza grazie alle tante collaborazioni, quindi le consulenze per le aperture di nuovi locali, le tante carte dei vini elaborate per enoteche e ristoranti in molte località d’Italia senza mai smettere di viaggiare e visitare le cantine del Bel Paese e di tutta Europa fino al 2014 quando decido di aprire l’Enoteca Sideways a Vasto prendendo spunto dal favoloso film di Alexander Payne con Paul Giamatti dove il vino fa da contorno a una storia che fa riflettere, un po’ come nella vita di tutti i giorni.

E oggi siamo qui, nel centro storico, in un ambiente intimo, accogliente e coinvolgente, dove chiunque può sentirsi a suo agio, coccolato e incuriosito alla vista di così tante bottiglie e da così tanta passione.